italian
E’ una fresca mattina a Parigi durante la Fashion Week, finalmente è uscito il sole e io percorro i pochi passi che separano l’ Opera dalla casa di Katia Samson, anima di
Sharing Jewelry.
Suono il campanello e in pochi secondi mi immergo nel mondo di Katia, che mi accoglie a piedi nudi, sorridente e amichevole, con i suoi vivaci occhi azzurri, accoglienti come la sua casa e luminosi come la sala dall’ atmosfera parigina con le tante finestre sul verde degli alberi e sui tetti a mansarda, uno sguardo intorno e colgo influenze provenienti da tutto il mondo, un mélange di insiemi che si completano a vicenda.
Katia inizia a raccontare, un po’ in francese e un po’ in italiano, lingua che parla bene insieme a diverse altre, perché Katia ha viaggiato a lungo.
La sua è una storia interessante, ha sempre frequentato gli ambienti giusti, una madre bellissima, molto rispettata negli ambienti della moda, un gusto innato, anticipatrice di tendenze e con una discreta e sobria eleganza che l’ hanno contraddistinta.
Katia ha sempre respirato la bellezza e l’unicità, sa molto bene cosa vuol dire riconoscere un pezzo interessante e proiettarlo nel mercato di nicchia, perché Sharing è a questo mercato che si rivolge.
Davanti ad un buon caffè italiano, nella sua accogliente cucina, mi racconta del suo coup de coeur, per il suo primo rosario con deliziose piccole pietre acquistato ad un mercatino; solo a casa si renderà conto della bellezza e della sua ottima manifattura.
Da lì inizia la ricerca di chi avesse realizzato il suo rosario, ed entra così in contatto con un mondo parallelo nella lontana Dharamsala, le tre monache tibetane creatrici di quei minuscoli gioielli realizzati interamente a mano, la mettono anche a contatto con una realtà dolorosa, la loro, esiliate in India dopo anni di prigionia, “colpevoli“ di aver partecipato a manifestazioni pacifiste contro l’occupazione cinese.
Nasce così una piccola realtà, che in poco tempo conquista un folto pubblico grazie al passaparola di molte boutique esclusive e prestigiose, Sharing non fa pubblicità, non esiste sul web, è davvero un mercato esclusivo e di nicchia.
Nel frattempo le tre talentuose monache tibetane trovano rifugio in Belgio, e la storia di Sharing si arricchisce di nuovi incontri che il destino ha messo sul cammino di Katia.
Di tanto in tanto Katia si interrompe, ha una luce speciale negli occhi, mi mostra le foto di Soran, Sargmo, Yargzon, sorride, poi animata, torna a raccontare, io non scrivo nulla, la penna non scorre sulle pagine rimaste bianche, non sono una giornalista, ho tutto impresso nella mente, ogni singola parola, il profumo dei fiori sul tavolo e quello familiare del caffè contribuiscono a rendere l’atmosfera surreale, piacevole, l’impegno di Katia Samson nel voler aiutare e nello stesso tempo a far lavorare per dare dignità e importanza a queste persone, mi tocca il cuore.
Il racconto continua, la storia di Sharing evolve con una bella cooperativa in India, a Dharamsala dove si produce una parte dei bijoux Sharing, in quell’ amata India che regala anche le gemme di colore più belle, utilizzate per illuminare e ornare i gioielli Sharing … e poi c’è Wajid che in Cachemire dà il suo contributo nella realizzazione.
Sharing Jewelry è una storia ricca di fascino, di legami che tessono legami, è una storia fatta di incontri casuali o predestinati, e i gioielli sono unici, speciali, familiari, poetici e delicati, e io mi sento parte per un attimo di questi legami che tessono legami.
Il mio primo braccialettino Sharing ha ormai compiuto 5 anni, forse 6 ( acquistato chez Hod Paris) e da allora non lo lascio mai, come ha notato Katia dalle foto che pubblico del mio quotidiano.
Ci alziamo e andiamo nello studio, ora ammiriamo i rosari fatti a mano, quelli che ho voluto fotografare e filmare davanti alla finestra con i raggi del sole ad illuminare le pietre, ora distesi sul tavolo, con le tormaline, i crisoprasi, i quarzi più belli, gli opali.
Mentre provo i rosari e mentre Katia mi aiuta a indossarli, le parlo del mio amore per l’India e di un profumo al sandalo-patchouly che acquistai anni fa a Jaipur e che non riesco più a reperire sul mercato, lei si allontana e dopo un attimo torna con un piccolo flacone di sandalo-patchouly, me ne mette qualche goccia ai polsi, su una mano, e io sento di nuovo quel profumo di India che da 8 anni sto cercando di ritrovare…ed eccolo, a casa di Katia.
Nulla accade per caso, io ne sono certa, l’incontro con Katia Samson è stato un momento bellissimo che mi ha fatto capire ancora una volta che ho il privilegio di fare un lavoro meraviglioso.
E’ tardi, è tempo di salutarci, sono trascorse quasi 3 ore, il tempo si è fermato ed è volato nello stesso istante.
TuttepazzeperKatia.
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Tuttepazzeperibijoux
©copyright 2016
video Maria Elena Capelli
photocredits Tuttepazzeperibijoux
photocredits 5-11 Marì Rosa Ballo
Questo post è dedicato a Katia Samson, alle monache tibetane, a Wajid e a tutti coloro che acquistano i gioielli di Sharing, legami che tessono legami.
a Parigi, a casa di Katia Samson |
Un incontro pieno di fascino e creatività!
Bellissime le sue creazioni!!
The Princess Vanilla
Ciao Eleonora, si un incontro bellissimo , ?a presto !
Molto belli questi gioielli.
http://thesprintsisters.com/
Ciao! Si è soprattutto leggeri e delicati, da non togliere mai ! A presto grazie !
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